Marcello, Kaguro 30 Novembre 2007
Kaguro, 30 Novembre 2007
Ciao a tutti carissimi,
Spero non me ne vogliate se non mi son fatto vivo fino ad ora, ma credetemi
se vi dico che non ho avuto un momento libero per poter scrivere due righe
in tranquillita'.
Comunque sto bene, in questo isolatissimo villaggio nel cuore del Darfur di
nome Kaguro, dove mi trovo da ormai quasi tre settimane e devo dire che sto
cominciando ad abituarmi.
Devo dire che inizialmente ero un po' preoccupato visto che in Darfur, come
saprete, la situazione non e' proprio delle piu' tranquille, ma quello di
Kaguro e', tra i progetti MSF in Darfur, sicuramente quello piu'
"tranquillo" visto che ci troviamo nell'area controllata dai ribelli per cui
le truppe militari governative non possono entrare e non ci sono quindi
scontri tra queste ultime e i ribelli stessi.
Non mi mettero' a spiegarvi la situazione del conflitto in atto in Darfur
perche' e' abbastanza complessa e difficile da spiegare e anche perche' io
stesso che ci sono "in mezzo" non l'ho ancora capita tanto bene e in piu' le
alleanze e le divisioni tra e all'interno delle stesse fazioni sono in
continuo cambiamento.
Comunque quello che e' certo, come potete immaginare, chi ci va di mezzo e'
sempre la popolazione indifesa che non ha alcun interesse a prendere parte
al conflitto, ma che si ritrova sempre con la casa distrutta o incendiata e
costretta a fuggire per non essere uccisa.
Prima di arrivare a Kaguro circa due settimane e mezzo fa non potevo
immaginare come fosse, anche se me lo avevano descritto sia a Khartoum che
ad El Fasher, dove ho fatto tappa prima di arrivare nel mio progetto, ma era
quasi impensabile per me immaginare che esistesse un bellissimo paesaggio
montano, anche se con vegetazione completamente diversa da come siamo
abituati ad immaginare per un paesaggio di questo tipo, nel bel bezzo del
deserto, perche' tutto il resto del Darfur e' nient'altro che deserto.
Sembra quasi di essere in un' oasi nel bel mezzo del deserto, per capirci,
dove il paesaggio e' dominato da cime che raggiungono anche i 2000 m ( il
nostro compound si trova a circa 1600 m) e dove durante il giorno fa un
caldo "africano" ma la notte, gia' a partire dalle sette di sera, comincia
addirittura a fare freddo, certo la temperatura per ora non scende al di
sotto dei 14/15 gradi, ma per noi che durante il giorno lavoriamo sotto un
sole a 30 gradi all'ombra 15 gradi di temperatura e' gia' freddo...
Comunque parlando piu' nello specifico del nostro compound, ossia il posto
in cui vivo con altri quattro colleghi, una ragazza indonesiana (medico),
una ragazza inglese (infermiera) ed un coppia francese (lei la Coordinatrice
del progetto e lui infermiere), si tratta di qualcosa di veramente
essenziale, visto che e' solo da qualche mese che Kaguro e' ufficialmente un
progetto a se, per cui siamo veramente all'inizio. Noi viviamo in quattro
"tukul", abitazioni tipiche del posto, costituite da una stanza piu' o meno
quadrata, di circa 3 x 3 m, con le pareti fatte di pietre grosse messe
semplicemente una sull'altra e rivestite all'interno con una specie di
intonaco grezzo fatto di terra e sterco di mulo e paglia (che detta cosi'
lascerebbe pensare al cattivo odore che si potrebbe respirare vivendoci
dentro, ma tranquilli una volta che e' secca l'odore non si sente piu') e il
tetto fatto di canne di bamboo o qualcosa di simile.
Devo dire che all'inizio si fa un po' fatica a viverci dentro ma una volta
fattaci l'abitudine sono anche abbastanza confortevoli.
In piu' nel compound abbiamo una piccola living room con struttura in legno
e pareti in plastic sheeting (fogli di plastica impermeabile) che
utilizziamo per i pasti ma anche come ufficio, visto che il nuovo ufficio,
quello vero, dovro' farlo costruire io.
Poi abbiamo un'altra piccola struttura cosiddetta semi-permanente (legno e
plastic sheeting, come la living room) che utilizziamo come cucina e
un'altro tukul, un po' piu' grande degli altri in cui abbiamo la postazione
radio base ed in cui per il momento dormono i tre staff nazionali, che
vengono da fuori Kaguro e quindi non hanno ancora una casa qui, e cioe' il
traduttore, da pochi giorni assistente admin/fin, e i due autisti.
E per completare l'opera una latrina, sempre con struttura in legno e pareti
e tetto in plastic sheeting (la nostra camera da bagno) e una doccia, stessa
struttura, dove ci si lava con acqua nel secchio e bicchiere di plastica.
In piu' due tende, l'ultima delle quali montata da poco, in cui abbiamo lo
stock logistico in una e quello medico nell'altra.
Il progetto consiste nella gestione di un piccolo ospedale/dipensario che si
trova a circa 1 km dal nostro compound.
Anche nel dispensario le strutture sono molto basiche, vi e' solo una
piccola costruzione in muratura riabilitata alla meglio che ospita una
piccola sala operatoria e per le medicazioni e lo stock medico. I reparti
sono costituiti da quattro tende, tre da 27 mq e un da 41 mq, installate da
MSF, dove si effettuano consultazioni mediche varie, cure prenatali e cure
mediche di base per la popolazione del posto e dell'area in generale.
Io per il momento mi occupo da solo di tutta la logistica relativamente al
compound MSF ed al dispensario, che significa assicurare tutte le condizioni
necessarie perche' il personale medico possa lavorare nel dispensario e noi
espatriati vivere nel compound. Ad esempio l'energia nel compound e' fornita
durante il giorno per mezzo di batterie alimentate da panelli solari e
durante la sera da un piccolo generatore. L'acqua la prendiamo da tre
contenitori in plastica da 1000 l ciascuno che riforniamo alternativamente
ogni tre/quattro giorni, in funzione del consumo giornaliero e io stesso
effettuo la potabilizzazione tramite l'aggiunta del giusto quantitativo di
cloro visto che l'acqua viene da due pozzi del villaggio, gli unici,
costruiti da Oxfam, un'altra Ong internazionale, e trasportata dalle donne
del villaggio per mezzo dei loro muli. Naturalmente paghiamo per
l'approvigionamento dell'acqua sia per il compound che per il dispensario.
La cosa preoccupante e' che durante la stagione secca, che e' da poco
iniziata, l'acqua disponibile nei due pozzi e' sempre di meno, per cui
stiamo cercando una soluzione prima di rimanere senza, anche perche' presto
avremo bisogno di acqua anche per le nuove costruzioni proposte per il 2008
e cioe' il nuovo ufficio, all'interno del compound MSF e un nuovo
dispensario in un' altra area rispetto a quella in cui si trova quello
attuale e piu' vicina al nostro compound.
So gia' da ora che non sara' facile realizzare tutto questo, anche perche'
la manodopera qui e' scarsa e indubbiamente non specializzata e i
materiali, come potete immaginare, quasi del tutto inesistenti, per cui
dobbiamo richiedere e fare spedire tutto da El Fasher o Khartoum e inoltre
le condizioni di sicurezza lungo la strade, quantomeno al di fuori dell'area
controllata dai ribelli, in cui noi ci troviamo, non consentono di poter
trasportare tranquillamente qualsiasi cosa visto che ci sono un sacco di
intoppi ai vari ceck point e spesso nelle aree di "nessuno" e cioe' quelle
non controllate ne' dai ribelli e ne' dai militari del governo i camion
possono facilmente essere assaltati e derubati.
Comunque credo che, come al solito sara' una grossa sfida da intraprendere,
questa volta forse piu' delle altre con le quali mi son dovuto confrontare
fino ad ora, ma ne vale sempre la pena visto che il fine ultimo e' salvare
vite umane.
Sono contento di trovarmi qui, anche se, come vi ho descritto, le condizioni
di vita e di lavoro non sono delle migliori, ma il posto e' bellissimo e il
team di espatriati con cui vivo e' un bel team e naturalmente la popolazione
del posto stupenda.
Ormai mi conoscete bene e sapete che ho sempre un debole particolare per i
bambini che anche qui sono dolcissimi e affettuosissimi e quando mi sento in
difficolta', perche' mi sembra a volte tutto troppo grande e difficile per
le mie sole forze, mi basta guardare loro per trovare la forza necessaria
per andare avanti per la mia strada di cui son convinto sempre di piu'
essere quella giusta.
Un abbraccio carissimi e a risentirci a presto.
Marcello